Cresce l'attenzione nei Campi Flegrei: secondo un report il magma è risalito di 4 km, «prepararsi ad allerta superiore»
L'ultima relazione sui Campi Flegrei della commissione Grandi rischi, tuttavia, lancia dei segnali d'allarme inequivocabili, che potrebbero alzare il livello di allerta nei prossimi mesi.
Nonostante la diminuzione dell’attività sismica l’attenzione rimane alta sui Campi Flegrei e il monitoraggio continua senza sosta, lì dove sorge uno dei supervulcani più famosi dell'intero Mediterraneo. Sappiamo benissimo che prevedere un’eruzione è un compito molto difficile, per non dire impossibile.
Eppure esistono alcuni segnali di cui sismologi e vulcanologi tengono conto, quantomeno per dare una spiegazione ai fenomeni che vediamo quotidianamente nelle zone a rischio. E alcuni di questi segnali devono essere ben interpretati, prima di spiegare alle autorità e alla popolazione i rischi potenziali che si possono correre.
L'ultima relazione sui Campi Flegrei della commissione Grandi rischi, tuttavia, lancia dei segnali d'allarme inequivocabili, che sarebbero alla base dell'ipotesi lanciata dal ministro della Protezione civile, Nello Musumeci, di alzare il livello di allerta nell'area da gialla ad arancione. Osservato speciale di questo report, secondo quanto rivela il Corriere del Mezzogiorno, è proprio il magma.
Cosa si è scoperto in questo nuovo report?
La commissione Grandi rischi, dopo la due giorni di riunioni del 26 e 27 ottobre, ha redatto una relazione sui Campi Flegrei in questa nuova fase bradisismica. In particolare, si parla non solo di un coinvolgimento del magma, ma più specificamente di una risalita dello stesso da un serbatoio di 7-8 chilometri di profondità a un altro posizionato a 4 chilometri.
Per questo motivo i vulcanologi segnalano l'urgenza di estendere le analisi all'anno 2023 in modo tale da al «verificare un trasferimento magmatico dal sistema profondo verso quello superficiale». Questi dati testimoniano che il sollevamento del suolo nei Campi Flegrei ha due sorgenti di pressione: una idrotermale e una magmatica.
La nuova sfida
La sfida, ora, è comprendere quale sia il rischio di rottura delle rocce sottoposte a questa pressione. «Non si può escludere - si legge nel verbale - che si possano innescare processi quali sismicità significativa, eruzioni freatiche e risalita del magma verso la superficie».
L'attuale deformazione del suolo potrebbe portare a una fratturazione della crosta, si legge nel verbale, con il raggiungimento di condizioni critiche tra alcuni mesi o pochi anni.
Bisogna prepararsi ad alzare il livello di allerta
La conclusione della commissione Grandi rischi è che bisogna approfondire «in modo quantitativo» la capacità di cogliere l'eventuale risalita del magma «soprattutto tra i 4 chilometri di profondità e la superficie».
I segnali, in ogni caso, potrebbero essere troppo flebili per essere colti e per tanto si esortano le autorità a prepararsi “all'eventuale necessità di passare rapidamente verso un livello di allerta superiore”.