Clima: scarsi risultati a COP27, che ne sarà degli 1.5°C?
La 27° Conferenza ONU sul clima termina ai calci di rigore proprio mentre sta per iniziare il mondiale di calcio in Qatar. Scarsi i risultati, scendono al lumicino le possibilità di stare entro gli 1.5°C, cosa significa?
Finisce dopo due settimane di negoziati, seminari e discorsi dei grandi della Terra la 27° conferenza delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici. Quest’anno a ospitarla come è noto è stato l’Egitto, causando proteste e malcontento in molte Organizzazioni Non Governative per la questione diritti umani.
Scarse le manifestazioni della società civile, limitate a flash mob concordati e autorizzati all’interno della COP e a una piccola manifestazione sabato 12 novembre. Riguardo ai negoziati, risultati insoddisfacenti e non sostanziali.
Gli interventi di Biden e di Lula
Le star politiche della seconda settimana sono state il presidente USA Joe Biden e il neo eletto presidente del Brasile Lula. Il Presidente degli Stati Uniti d’America si è scusato per l’uscita, alcuni anni fa con Trump, del suo paese dall’Accordo di Parigi. Biden ha detto che gli USA rispetteranno i loro impegni, ma ha riscosso proteste durante il suo discorso da parte di alcuni indigeni.
Il nuovo presidente del Brasile Lula da Silva è intervenuto mercoledì, annunciando che “Il Brasile è tornato”, ed è pronto a la lotta contro la «tragedia climatica». Lula ha poi preannunciato la candidatura del Brasile per la COP del 2025 in Amazzonia per mostrare l’importanza della foresta, e che è pronto ad agire per fermare la deforestazione.
Le ultime ore cariche di tensione
Anche quest’anno la scadenza formale del venerdì è stata superata, due settimane di negoziati non sono bastate e si è slittati al fine settimana. La plenaria del venerdì è stata solo informativa e non decisionale, e molti paesi in via di sviluppo hanno espresso malcontento.
Il vicepresidente della Commissione europea e commissario per il Clima, Frans Timmermans ha alzato i toni facendo presente che l’UE non accetterebbe mai di abbandonare l’obiettivo 1.5°C e dichiarando “Non siamo pronti ad accettare un cattivo accordo. Meglio un non accordo che un passo indietro.”
Loss and Damage, il tema cruciale
Tema centrale di questa Conferenza delle Parti, il metodo per ripagare i paesi in via di sviluppo dei danni da eventi estremi. Da qui il nome, che significa “perdita e danni”. Deciso alla COP19 in Polonia, il meccanismo ancora non è finanziato e regolamentato. A Sharm el Sheikh la discussione è stata forte, Australia e USA sono stati contrari a intenderlo come risarcimento, e volevano considerarlo un aiuto. La Germania ha proposto in un momento di trasformalo in una assicurazione.
Altra questione, la Cina, che ancora si considera paese emergente, e quindi non si considera obbligata a partecipare al fondo. L’Europa ha cercato la mediazione, lanciando la proposta di un fondo in cambio di mantenere fermo l’obiettivo 1.5°C, che in una fase della COP sembrava sulla via di essere abbandonato.
Infine, l’accordo sul fondo per il loss&damage è stato trovato nel classico metodo delle COP, ovvero dilazionare e rimandare i nodi cruciali. Il Loss and Damage Fund sarà istituito e diventerà provvisoriamente operativo a COP28 che si terrà negli Emirati Arabi nel 2023.
Tanti observer tornano delusi
Come sempre difficile dare un secco giudizio di “fallimento” o successo a una COP, ma certo i risultati sono scarsi rispetto a quel che sarebbe necessario fare. In attesa di approfondire le decisioni, dai commenti rilanciati nei social da alcuni osservatori, prevale la delusione.
Un veterano delle COP ci ha dichiarato che ““Ricordiamoci che avrebbe dovuto essere la COP dell’implementazione, oltre a essere dedicata ai temi dell’Africa.”
1.5°C mantenuto ma addio nei fatti, cosa significa?
Stante il risultato di COP27, e soprattutto l’andamento delle temperature globali, delle emissioni e concentrazioni di gas serra se anche sulla carta viene mantenuto l’obiettivo 1.5°C nei fatti ormai è impossibile rispettarlo. Difficile anche stare entro la soglia meno prudenziale di 2°C. Cosa implicherà nei negoziati violare l’obiettivo cardine dell’accordo di Parigi lo vedremo probabilmente già nelle prossime COP.
Nei fatti, riprendiamo una frase, sintetica, che stimava le conseguenze di un aumento delle temperature globali di 3°C: gravi siccità nell'Europa meridionale una volta ogni 10 anni. Da uno a quattro miliardi di persone soffriranno la carenza idrica e carenza di cibo Più di 100 milioni di persone saranno afflitte dal rischio di alluvioni costiere. Accelerazione delle estinzioni di massa di animali e piante.