Clima: il nucleare è una soluzione o un altro problema ambientale?
L’urgenza di risolvere la crisi climatica riaccende il dibattito sull’energia nucleare. Secondo alcuni è una fonte pulita e sicura, secondo altri ci sono troppi rischi e costi. Quante sono le centrali nucleari nel mondo? Ecco una analisi dei pro e dei contro.
L’ultimo rapporto IPCC parla chiaro. Sono necessarie riduzioni forti, rapide e costanti delle emissioni di gas a effetto serra, per raggiungere emissioni nette di CO2 pari a zero entro la metà del XXI secolo. Le fonti rinnovabili stanno crescendo rapidamente in Italia e nel mondo, ma secondo alcuni non bastano.
I favorevoli al nucleare ne propongono quindi il rilancio nell’ambito della transizione energetica, hanno fatto discutere le affermazioni del Ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani. Proviamo ad approfondire lo stato dei fatti.
Quante sono le centrali nucleari?
I reattori a fissione in funzione attualmente nel mondo sono 441. Da essi si produce il 10% circa dell’energia elettrica, va ricordato però che energia non è solo elettricità. Così, il peso complessivo del nucleare sull’energia primaria scende a meno del 5%.
In Europa il paese che più ha puntato al nucleare è la Francia, con 56 reattori che producono il 70% dell’elettricità. L’Italia non ha più centrali nucleari in esercizio; la quota importata dall’estero di elettricità da nucleare è in bassa, il 4% circa.
Da molti anni il numero di centrali nucleari nel mondo è stabile o cala leggermente. Nel mondo ci sono attualmente circa 50 nuove centrali in costruzione, molte in Cina, India e paesi emergenti. Per opposto però molti reattori sono vecchi di 30-40 anni e molti sono destinati alla dismissione, probabilmente più di quanti ne entreranno in funzione.
I pro del nucleare
Dal punto di vista climatico, l’argomentazione principale a favore del nucleare è l’assenza di emissioni serra e inquinanti. Questo però è vero se guardiamo alle sole emissioni serra dirette. In realtà la filiera del nucleare è complessa; nel ciclo di vita del combustibile e della centrale è quindi necessario un uso pesante di combustibili fossili.
Altri motivi a favore, sono la differenziazione del mix energetico, lo svincolarsi anche per motivi geopolitici dai combustibili fossili, lo sviluppo di nuove tecnologie, i costi di produzione elettricità teoricamente più bassi. Molti analisti però non includono i costi indiretti della gestione (anche militare) della sicurezza e gli imponenti costi di smantellamento e di gestione delle scorie.
I rischi: rifiuti radioattivi e incidenti
Sono molti i problemi delle centrali nucleari che, di fatto, non hanno consentito un diffondersi a tappeto come si pensava negli anni 1960. Il primo problema è naturalmente la sicurezza e i rischi di incidenti. Senz’altro grazie alle tecnologie il rischio di incidenti può essere molto ridotto, ma per definizione il rischio zero non esiste. Un eventuale incidente potrebbe causare danni estremamente gravi.
Pensando all’Italia, un incidente tipo Chernobyl o Fukushima renderebbe inabitabili vaste zone densamente popolate, compromettendo agricoltura di pregio. Quanto al problema dei rifiuti radioattivi, per gli ambientalisti è ancora di irrisolto. Francia, Germania e i paesi europei usano depositi temporanei. Ultimamente un problema è emerso in Svezia, che sta esaurendo lo spazio per i suoi rifiuti radioattivi.
L’Italia dovrà trovare un luogo sicuro e accettato dalla popolazione per un deposito nazionale di rifiuti radioattivi delle ex centrali e di attività industriali, di ricerca e sanitarie, ora stoccati in modo provvisorio.
Il vero limite: i costi e la realizzabilità
Impensabile, numericamente, puntare unicamente sul nucleare come soluzione alla crisi climatica, da 440 reattori dovremmo passare a molte migliaia di centrali in pochi anni. Negli scenari di decarbonizzazione non si prevede un’espansione del nucleare e secondo alcuni scienziati il nucleare non è necessario grazie allo sviluppo delle fonti rinnovabili.
Il vero problema che limita lo sviluppo del nucleare nel mondo sono i costi, che col tempo si rivelano proibitivi. La nuova centrale nucleare in costruzione in Finlandia a Olkiluoto ha visto un notevole lievitare dei costi e continui ritardi nei lavori. Doveva entrare in piena funzione nel 2009, ma ora l’entrata in produzione è prevista ora non prima del giugno 2022.
La minaccia dei cambiamenti climatici sulle centrali nucleari
Una cosa su cui meditare è l’impatto dei cambiamenti climatici sulle centrali nucleari stesse. Nell’estate estrema calda de 2003 numerose centrali nucleari francesi hanno dovuto fermare la produzione a causa della carenza di acqua.
Grande preoccupazione poi negli Usa ogni volta che un uragano impatta sulle coste del Golfo del Messico e dell’Atlantico, dove sono presenti numerose centrali nucleari. Altro rischio per le centrali poste sulle coste è l’innalzamento del livello del mare.
Le speranze poi di un futuro con la fusione nucleare sono avanti nel futuro, per risolvere i cambiamenti climatici dobbiamo usare il più possibile quanto abbiamo già oggi pronto e usabile in breve tempo.