Clima: COP 26 a rischio rinvio, un futuro on line per i negoziati?
A rischio di nuovo rinvio la COP 26 prevista a Glasgow a novembre. L’ONU fa appello a svolgere on line i pre negoziati, ma per alcuni paesi le connessioni sono problematiche. Nel frattempo le emissioni serra globali sono tornate a livello pre pandemia.
Il rientro degli Stati Uniti nell’Accordo di Parigi sul Clima ha rivitalizzato l’attenzione verso la 26° Conferenza delle Parti (COP26) prevista a Glasgow dall’1 al 12 novembre 2021.
Dall’ultimo grande vertice tenutosi a Madrid a dicembre 2019 (COP25), appena prima dello scoppiare dell’epidemia da Coronavirus, è rimasto in sospeso lo spinoso tema della regolamentazione del mercato del carbonio. Preoccupa inoltre la rapida ripresa delle emissioni serra.
Ora però il perdurare della pandemia,e il diffondersi di nuove varianti del coronavirus, pongono seri interrogativi sulle future sessioni negoziali delle Nazioni Unite.
Emissioni serra a livelli pre-pandemia
Secondo i dati IEA, le emissioni globali di CO2 legate all'energia nel dicembre 2020 sono cresciute del 2% rispetto allo stesso mese dell'anno precedente, guidate dalla ripresa economica e dalla mancanza di politiche energetiche pulite.
In particola in Cina nel 2020 le emissioni sono aumentate dello 0,8% rispetto ai livelli del 2019. La Cina è stata l'unica grande economia a crescere nel 2020. Globalmente nel corso del 2020 la diminuzione è stimata del 5%, le emissioni negli Stati Uniti sono diminuite del 10% nel 2020. Ma a dicembre le emissioni statunitensi si stavano avvicinando al livello del 2019.
Tuttavia, secondo l’IEA ci sono ancora motivi di ottimismo. La Cina ha fissato un ambizioso obiettivo di neutralità del carbonio; la nuova amministrazione statunitense ha aderito nuovamente all'accordo di Parigi; l'Unione Europea sta portando avanti il suo Green Deal e piani di ripresa sostenibili; l’India investe massicciamente in energie rinnovabili e il Regno Unito sta costruendo uno slancio globale verso un'azione più forte per il clima alla COP26 di novembre ".
Appello ONU a pre-negoziati online, i problemi dei PVS
Non va però tutto liscio nel percorso verso COP26. Il segretario Generale delle Nazioni Unite ha esortato i paesi affinché la pandemia non interrompa il percorso preparatorio al vertice di Glasgow.
“Non possiamo permettere che la pandemia ci impedisca di lavorare insieme sul percorso cruciale per Glasgow”, ha dichiarato Antonio Guterres, “La posta in gioco è troppo alta per fare altrimenti”.
La modalità on line del prenegoziato tuttavia non convince un gruppo di 20 paesi in via di sviluppo capitanati da Cina e India. Questi paesi si oppongono alla modalità on line del pre negoziato, in quanto a loro dire sarebbero svantaggi o esclusi molti paesi poveri. La causa risiederebbe nelle scarse capacità tecniche, nelle linee internet assenti o lente e nelle difficoltà dovute al fuso orario.
La segretaria esecutiva UNFCCC, Patricia Espinosa, ha detto che il segretariato si attiverà per garantire ai paesi in via di sviluppo assistenza tecnica per parteciparvi, affinchè nessun paese sia svantaggiato.
Pre-COP e COP giovani in Italia
In questo quadro di incertezza, sono al momento confermati gli importanti appuntamenti previsti a settembre in Italia. L’Italia infatti è co-organizzatore di COP 26, e ospiterà la COP dei giovani, “Youth4Climate: Driving Ambition”, dal 28 al 30 settembre 2021 a Milano.
Il governo italiano sosterrà, con un apposito bando, le spese di viaggio e soggiorno di 400 giovani da circa 200 paesi, con ampia rappresentatività di genere, geografica e inclusione sociale.
Subito a seguire, pandemia permettendo, è prevista dal 30 settembre al 2 ottobre la pre COP 26, conferenza preparatoria al vertice ONU sul Clima di Glasgow.
COP, un futuro in video conferenza?
La pandemia ha cambiato molte cose nelle nostre vite, fra queste, si è diffuso il lavoro a distanza, noto anche come smart working, e la modalità online è diventata usuale per molte riunioni, per la formazione e per i convegni. Viene spontaneo dunque chiedersi perché fatichi a diffondersi nel negoziato sul clima.
Già prima della pandemia, molti attivisti del clima si chiedevano se avesse senso radunare decine di migliaia di persone in mega eventi, con le conseguenti emissioni serra dovuti a viaggi, soggiorno e organizzazione.
Così, il SEI, Istituto di ricerca ambientale svedese, sta esplorando, su incarico del Ministero dell’Ambiente della Svezia, la fattibilità di tenere sessioni di negoziazione e relative riunioni almeno in parte o anche principalmente online.