Clima: COP26, colpo di scena? Le novità da Glasgow
Prima decisione concreta dal Vertice di Glasgow: 100 paesi dicono stop alla deforestazione, ecco quali. Novità anche sul metano. Resta l’incognita Cina India e Russia, è vero che sono assenti da COP26?
I primi due giorni di COP 26 sono stati all’insegna della passerella dei grandi potenti della Terra. Un cambio di scaletta rispetto alle precedenti COP, che vedevano la prima settimana più incentrata su presentazione di dati scientifici e preparatoria e la seconda con l’arrivo dei ministri e, talvolta, dei capi di Stato e di Governo. Già a Parigi a COP21 in verità vi fu un’apertura con i Capi di Stato, a Glasgow però non è in ballo, almeno in teoria, un accordo stile Parigi o Kyoto, il programma prevedeva infatti la discussione di aspetti tecnico burocratici come l’articolo 6 sul mercato del carbonio. Qualcosa però potrebbe essere nell’aria, e già ci sono i primi colpi di scena.
I discorsi dei grandi della Terra
Ad aprire ieri i discorsi dei capi di Stato e di Governo è stato il premier inglese Boris Johnson. Il primo ministro britannico ha tirato in ballo addirittura James Bond. Johnson ha sfidato l’agente 007 dicendo che “Manca un minuto all'orologio del giorno del giudizio, un orologio digitale rosso che ticchetta senza pietà verso una detonazione che porrà fine alla vita umana come la conosciamo, dobbiamo agire ora”, sottolineando che “questa volta non è un film”.
È poi intervenuto il Presidente del Consiglio dell’Italia Mario Draghi, con un discorso incentrato sul ruolo dei giovani, sottolineando che dobbiamo "ascoltarli e imparare da loro". Il presidente USA Biden poi ha sottolineato, così come Draghi, che nella lotta ai cambiamenti climatici nessuno può farcela da solo, agire è nell'interesse di tutti. Dal canto suo il segretario Generale ONU Antonio Guterres ha ribadito i dati del WMO già annunciati il giorno prima, e che il mondo è diretto verso la catastrofe.
Prima novità, un accordo sulla deforestazione
Il tema non era al centro delle aspettative di Glasgow e potremmo considerarlo, cercando di essere ottimisti, un primo risultato inatteso. Oltre 100 paesi, fra cui Brasile e India, si sono impegnati ad arrestare la deforestazione entro il 2030. Nell’impegno si parla anche di tutela della biodiversità, promozione dello sviluppo sostenibile e trasformazione rurale inclusiva.
I paesi che hanno firmato la Dichiarazione dei leader di Glasgow sulle foreste e l'uso del suolo rappresentano l’86% del territorio forestale terrestre. Fra questi vi sono grandi deforestatori come il Brasile e l’Indonesia, presenti anche la Cina e la Russia. Ha firmato anche l’Italia. L’accordo prevede impegni finanziati notevoli, 12 paesi donatori si sono impegnati a fornire 12 miliardi di dollari. A questi si aggiungono 1.7 miliardi di filantropi per promuovere i diritti di proprietà forestale delle popolazioni indigene e delle comunità locali e sostenere il loro ruolo di guardiani delle foreste e della natura.
Seconda novità, impegni sul metano
Nel pomeriggio del 2 novembre l’Unione Europea ha comunicato che sale da 80 a 100 il numero di paesi che a COP 26 si impegnano a ridurre del 30% le emissioni di metano entro il 2030.
Questi paesi rappresentano il 70% dell’economia mondiale e aderiscono a un’iniziativa lanciata dall’UE stessa e dagli USA. Il metano, lo ricordiamo, è un gas serra molto più potente della CO2, soprattutto sul breve periodo. Viene emesso in atmosfera da pratiche agricoli, allevamenti, risaie ma vi è un sempre maggior ruolo delle perdite fuggitive dai giacimenti e trasporto di gas naturale. Fra i paesi che hanno aderito al Global Methane Pledge oltre a tutti quelli dell’UE, inclusa Italia, spicca la presenza dell’Arabia Saudita, ma mancano Cina e Russia.
Cina e Russia sono veramente i grandi assenti?
Circola fra molti media la notizia che Russia e Cina e India non sono presenti a Glasgow. In realtà le cose non stanno così. Tutti gli Stati aderenti alla Convenzione delle Nazioni Unite sui Cambiamenti climatici, quasi 200 paesi , sono presenti a Glasgow con loro delegazioni e negoziatori. Incluse Russia e Cina. Mancano però, questo è vero, i loro leader, che hanno fatto sentire la loro voce solo a distanza, con comunicati stampa e video-messaggi.
Putin per la Russia ha parlato di emissioni nette zero al 2060, confidando sul ruolo delle sue foreste per assorbire le emissioni in eccesso. Anche la Cina parla di presentare il nuovo impegno nazionale (NDC ) con emissioni nette zero al 2060, mentre l’India cita il 2070. Questi paesi però da tempo accusano l’occidente per la sua responsabilità storica. La sfida ora è al negoziato per migliorare questi impegni, ci sono ancora due settimane di discussione a Glasgow, vi terremo informati.