Storia del calendario: quando il mese di febbraio non esisteva
Perché il mese di febbraio si chiama così, come mai ha una durata di 28 giorni e a volte di 29? E perché c'è stato un tempo in cui non esisteva? Ecco la storia del calendario, dagli antichi Romani ad oggi, con alcune curiosità.
Febbraio è il secondo mese dell’anno nel calendario gregoriano, quello che da ormai più di quattrocento anni usiamo in Italia e in molti paesi del mondo. È un mese ancora di pieno inverno, anche se iniziano a farsi sentire alcuni segni di risveglio, e l'allungamento delle giornate nell'emisfero settentrionale si fa sempre più evidente.
Febbraio è anche il mese più corto dell'anno: dura 28 giorni, e lo farà anche in questo 2023. Ogni quattro anni però, negli anni bisestili, la sua durata è di 29 giorni, per rimediare all'errore che altrimenti accumulerebbe l'anno civile.
Ma perché febbraio si chiama così, qual è l’etimologia di questo nome?
Perché febbraio si chiama così
Il nome febbraio viene dal latino februarius, derivato di februus che significa "purificante". Nell'antico calendario romano era infatti il mese destinato alla purificazione. Durante questo mese si celebravano i Lupercali, con i rituali di purificazione.
Gli antichi calendari romani
Nell'antica Roma il calendario era un po' diverso da quello che usiamo oggi. Inizialmente prevedeva solo dieci mesi, iniziava a marzo e terminava a dicembre, basandosi sui cicli lunari e le stagioni. Aveva sei mesi dalla durata di 30 giorni e quattro mesi dalla durata di 31 giorni. In totale durava 304 giorni.
Secondo quanto riportato da Tito Livio nel suo libro "Storia di Roma dalla fondazione", fu Numa Pompilio, secondo re di Roma nel periodo 754 a.C. - 673 a.C. ad introdurre l'attuale calendario di dodici mesi. Vennero inseriti allora i mesi di gennaio (mese dedicato a Giano, il dio degli inizi), e febbraio. Questi due mesi vennero posti alla fine dell'anno, che continuava ad essere aperto dal mese primaverile di marzo.
L'anno aveva adesso una durata di 355 giorni. Il primo marzo segnava l'inizio dell'anno, ed è per questo che il mese di luglio era chiamato Quintilis (era il quinto mese) ed agosto Sextilis (sesto mese). I mesi da settembre a dicembre portano ancora oggi l’impronta di quell'antico calendario, perché indicano il settimo, l’ottavo, il nono ed il decimo mese. Febbraio era quindi l'ultimo mese dell'anno nell'antico calendario romano.
Mercedonio, il mese intercalare
Come abbiamo visto, gli antichi calendari romani avevano una durata inferiore ai 365 giorni dell'anno civile attuale. Il problema è che l'anno solare dura 365 giorni, 5 ore e 48 minuti, e per evitare uno sfasamento tra mesi e stagioni si inseriva un mese intercalare (chiamato mercedonio) della durata di 27 giorni, che veniva inserito dopo il 23 febbraio.
Per certi versi, era un antipasto di quello che, in maniera molto più organizzata, sarebbe stato fatto secoli dopo con l'inserimento degli anni bisestili.
Giulio Cesare riforma il calendario: dal 46 a.C. cambia tutto
Nel 46 a.C. Giulio Cesare introduce una importantissima riforma del calendario, che diventa praticamente uguale a quello che usiamo ancora oggi (il nostro calendario ha quindi più di duemila anni!). Questo calendario venne realizzato dall'astronomo greco Sosigene di Alessandria, che era stato presentato a Cesare dalla celebre regina egizia Cleopatra.
A partire dalla riforma giuliana del calendario, introdotta da Giulio Cesare nel 46 a.C., venne eliminato il mese intercalare (mercedonio) e la durata dell'anno si allinea a quella dell'anno solare: 365 giorni. Per rimediare al fatto che in realtà l'anno solare dura 365 giorni, 5 ore e 48 minuti, la riforma giuliana introdusse anche gli anni bisestili di 366 giorni, uno ogni quattro anni.
Febbraio diventa il secondo mese dell'anno
Febbraio diventò il secondo mese dell’anno, con 28 giorni, che diventavano 29 negli anni bisestili, proprio come oggi. Un'altra curiosità è che il mese di luglio, fino ad allora il mese di Quintilis (quinto dell'anno) viene dedicato a Julius, il nome proprio di Giulio Cesare in latino, dando il nome all'attuale nome di luglio (che in spagnolo si chiama julio, in francese juillet, in rumeno iulie, in portoghese julho, e che conserva quella radice anche nell'inglese july e nel tedesco july).
Poco tempo dopo anche il primo imperatore romano, Ottaviano Augusto, avrebbe avuto il suo mese: il mese di agosto, un tempo sextilis.
L'ultima riforma: nel 1582 nasce il calendario gregoriano
Una nuova importante modifica del calendario è avvenuta nel 1582, con la riforma gregoriana del papa Gregorio XIII. Oggi il calendario che usiamo è il calendario gregoriano, che ha mantenuto praticamente le stesse caratteristiche di quello giuliano, aggiungendo però una importante correzione sugli anni bisestili: sono bisestili gli anni divisibili per quattro, ma tra gli anni secolari sono bisestili solo quelli divisibili per 400.
L'altra grande correzione riguardò invece il mese di ottobre del 1582, dal quale vennero eliminati di volpo ben dieci giorni, per rimediare all'errore che era andato accumulandosi per la differenza tra anno solare e anno giuliano.