Il 2024 avrà un giorno in più per un difetto del calendario: a cosa servono gli anni bisestili?
Il 2024 sarà un anno particolare: invece di avere 365 giorni ne avrà uno in più, e febbraio avrà 29 giorni. Perché esistono gli anni bisestili? Te lo spieghiamo in questo articolo.
Il 2024 sarà un anno particolare: avrà 366 giorni invece degli abituali 365. Sarà infatti un anno bisestile, ed a febbraio avremo 29 giorni invece di 28, una situazione che si verifica soltanto una volta ogni quattro anni. L'ultima volta che abbiamo avuto un febbraio con ventinove giorni è stato nel 2020, proprio in contemporanea con l'esplosione della pandemia di Covid-19. Come mai questa particolarità? Perché esistono gli anni bisestili, e perché ogni quattro anni abbiamo un mese di febbraio con ventinove giorni invece di ventotto?
Cosa sono gli anni bisestili
Il termine 'bisestile' viene dal latino tardo bisextilis e vuol dire "bisesto", cioè "due volte sesto", dall'usanza degli antichi romani di contare due volte il sesto giorno prima delle calende di marzo (equivalente all'attuale 24 febbraio), allungando così di un giorno la durata dell'anno. Oggi è rimasto solo il nome, mentre per far durare l'anno un giorno in più si aggiunge un giorno al mese di febbraio. Febbraio passa così da 28 a 29 giorni, ogni quattro anni.
Il 29 febbraio è senza dubbio una data che affascina, perché esiste solo ogni quattro anni generando un problema quasi filosofico su quando celebrare le ricorrenze. Può lasciare a molti il dubbio su quando festeggiare compleanni, anniversari, ricorrenze, di eventi accaduti in un 29 febbraio del passato. Ci fa anche riflettere sul fatto che il calendario è una nostra convenzione per “inquadrare” il tempo, qualcosa di più mobile e complesso di quanto si possa pensare.
Perché il 2024 sarà più lungo del 2023?
L'esistenza degli anni bisestili, e quindi l'esistenza del 29 febbraio, è una scappatoia che noi umani abbiamo inventato per rimediare a un difetto del nostro calendario. Il nostro calendario (che dal 1582 è il calendario gregoriano), ha un piccolo difetto, visto che non riflette in maniera perfetta la durata del moto di rivoluzione del pianeta Terra intorno al Sole. L'anno solare infatti, cioè il tempo impiegato dal Sole per tornare nello stesso punto di osservazione dalla Terra, dura 365 giorni, 5 ore e quasi 49 minuti.
Il nostro calendario trascura queste ore di differenza, accumulando un errore di quasi 6 ore ogni anno. Dopo quattro anni, l'errore è già di quasi 24 ore, e questo è il motivo per cui bisogna inserire un giorno in più, per evitare che il calendario umano sia sfasato rispetto ai moti della Terra.
Fu Giulio Cesare ad introdurre, nel 46 a.C., una riforma del calendario che viene ricordata come riforma giuliana, e che introdusse gli anni bisestili: ogni quattro anni, invece di avere una durata di 365 giorni l'anno durava 24 ore in più. In questo modo, inserendo un giorno intercalare, quelle 6 ore (circa) che si erano accumulate ogni anno, 24 ore in quattro anni, venivano recuperate. È un metodo ancora oggi utilizzato e che ha reso la durata media di un anno civile di 365,25 giorni.
L'anno bisestile si chiama così dal latino "ante diem sexto Kalendas Martias", cioè il sesto giorno prima delle calende di marzo, che nell'antica Roma indicava il giorno intercalare inserito una volta ogni quattro anni. In questo modo la durata media di un anno civile è di 365,25 giorni.
L'anno bisestile ogni quattro anni? Non basta
L'anno bisestile è stato un accorgimento molto utile, e lo usiamo ancora oggi dopo quasi duemila anni, ma nonostante sia un metodo molto preciso, presenta un altro problema: semplifica le 5 ore e quasi 49 minuti trasformandole in 6 ore, ed aggiunge quindi ad ogni anno circa 11 minuti in più rispetto al moto della Terra intorno al Sole.
Anche piccoli errori in matematica possono diventare importanti quando facciamo moltiplicazioni, ed è proprio quanto accaduto nel corso dei secoli. Nel 1582, dopo più di millecinquecento anni dalla riforma giuliana del calendario, quegli undici minuti in più che si erano andati sommando anno dopo anno, si erano trasformati in circa dieci giorni di troppo.
Se per il nostro calendario era il 21 marzo, a livello astronomico eravamo circa dieci giorni avanti. Con il passare dei secoli questo errore sarebbe aumentato sempre più.
Per evitare che la Pasqua si celebrasse in estate, il papa Gregorio XIII introdusse nel 1582 una nuova riforma del calendario, che da allora si chiamerà calendario gregoriano. È il calendario che usiamo ancora oggi.
La nuova riforma introdusse due modifiche. Per prima cosa eliminò d'un colpo ben dieci giorni, per cancellare l'errore che si era accumulato in un millennio e mezzo di storia. Dopo il Giovedì 4 ottobre del 1582, si passò direttamente a venerdì 15 ottobre: i giorni dal 5 al 14 ottobre di quell'anno non sono mai esistiti.
Come seconda misura venne aggiunta anche una correzione agli anni bisestili. Nel caso degli anni secolari, cioè quelli che aprono un secolo (come il 1900, o il 2000), sarebbero stati bisestili soltanto gli anni divisibili per 400. Quindi gli anni bisestili si hanno una volta ogni quattro anni, negli anni divisibili per quattro, ma nel 2100 (per fare un esempio), non avremo un anno bisestile perché è un anno secolare non divisibile per quattrocento.