Caldo record e siccità in India fanno impennare i prezzi del grano
Di fronte all’eccezionale ondata di calore delle ultime settimane il governo indiano ha deciso di fermare le esportazioni di grano verso gli altri paesi. Situazione drammatica anche nel sud del Madagascar.
La tremenda ondata di calore che da settimane sta colpendo l’India sta causando una penuria di raccolti in uno dei Paesi più vasti e popolosi della Terra. E le conseguenze di quanto succede in India avranno, presto, un impatto a livello globale.
Di fronte all’eccezionale ondata di calore delle ultime settimane il governo indiano ha deciso di fermare le esportazioni di grano verso gli altri paesi. Una decisione che ha fatto storcere il naso ai Paesi del G7 e che ha fatto salire l'indice di riferimento del grano del 5,9%, al massimo degli ultimi due mesi. Un aumento notevole, che avrà un impatto inevitabile sulle varie filiere.
Raggiunti i +50°C vicino il confine pakistano
Nei giorni scorsi in diverse località e città indiane le temperature massime hanno oltrepassato la soglia dei +45°C +46°C, con punte prossime ai +48°C +49°C nel Rajastan, vicino al confine pakistano. Proprio nel vicino Pakistan, nei giorni scorsi, sono stati raggiunti i primi +51°C di stagione.
Queste temperature cosi estreme hanno, purtroppo, influenzato negativamente il raccolto di grano, con danni senza precedenti alle coltivazioni che hanno fatto salire alle stelle i prezzi di cereali e cibo. In alcune zone dell’India i raccolti sono stati letteralmente bruciati dal sole cocente.
Nei prossimi giorni le temperature, pur scendendo di alcuni gradi, continueranno a rimanere molto elevate per il periodo, con valori abbondantemente sopra le tipiche medie stagionali, fino a quando non irromperà l’umido monsone da sud-ovest. Tutto questo, purtroppo, avrà importanti conseguenze sul resto del mondo.
Oltre al caldo black out e incendi
Il caldo estremo infatti non ha influenzato solo le coltivazioni di grano, ma ha innescato un aumento della domanda di energia, portando a frequenti black-out in molti Stati e a una crescente carenza di carbone, causando numerosi incendi.
Solo un mese fa il ministro del Commercio e dell'Industria dell’India Piyush Goyal, all’indomani del blocco ai porti ucraini che ha fermato l'esportazione di grano aveva scritto su Twitter: “Gli agricoltori indiani hanno messo da parte un eccesso di riserve e sono pronti a sfamare il mondo”.
L'India è di fatto il maggiore esportatore di grano insieme con l'Ucraina dove i porti sono bloccati a causa della guerra, e il conflitto ha avuto ripercussioni anche sulla produzione in Russia, primo esportatore al mondo di grano.
Oggi il cambiamento climatico rischia di dare un colpo finale alla crisi del grano tra temperature elevate, la siccità, la desertificazione di vastissime porzioni di territorio.
Non solo l’India, gravissima siccità nel Madagascar
Purtroppo gli effetti del cambiamento climatico si stanno vedendo pure in altre parti del mondo. La situazione è veramente “catastrofica” nel sud del Madagascar, colpito da una gravissima fase siccitosa, che va avanti da oltre 4 anni.
E alla perdita dei raccolti non si può più supplire con le scorte, ormai terminate. A determinare l’estrema siccità, che si è sommata negli anni scorsi alle tempeste di sabbia e alle invasioni di locuste, sarebbe un cambiamento della circolazione atmosferica, nell’area dell’oceano Indiano occidentale, responsabile di una drastica riduzione delle piogge. L’assenza di pioggia ha reso i terreni arsi.
Sarebbero almeno 1,3 milioni le persone (ma secondo alcuni sarebbero molti di più) che necessitano di assistenza alimentare di emergenza, e di queste già 30mila sono colpite dalla carestia. Circa mezzo milione di bambini nella regione soffrono di malnutrizione e 110mila rischiano di perdere la vita se non riceveranno subito assistenza.
Testimonianze drammatiche dal sud del Madagascar
Dalla parte più meridionale del Madagascar arrivano testimonianze di persone che per sopravvivere mangiano qualunque cosa: dagli insetti ai fiori dei cactus rossi, a ogni tipo di tubero.
Ovviamente tale situazione, aggravata dalla pandemia e dall’isolamento che questa ha determinato, si ripercuote su vari ambiti della vita quotidiana, dalla salute all’istruzione, visto che molti bambini non vanno più a scuola.
Secondo il Programma alimentare mondiale servirebbero almeno 69 milioni di dollari per finanziare quegli aiuti umanitari che sono indispensabili per affrontare (anzi, in realtà per tamponare) una tale situazione di emergenza.