Artico: verso un nuovo minimo storico di estensione dei ghiacci
L'estensione del ghiaccio marino artico ha continuato a registrare una rapida fusione fino alla fine di luglio, specie nei mari della Siberia orientale.
L’eccezionale estate calda sta seriamente compromettendo la tenuta dei ghiacci marini dell’Artico. Il forte riscaldamento riscontrato in queste ultime settimane è da attribuire alla presenza di vasti tratti di acque libere dai ghiacci. Le acque libere riescono ad assorbire una maggior quantità di calore dai raggi solare, calore che una volta immagazzinato dall’acqua viene gradualmente trasferito all’atmosfera sovrastante, incentivando un progressivo aumento dei valori termici.
Registrato un nuovo record per il mese di luglio
L'estensione media del ghiaccio marino nel mese di luglio è scesa a 7,28 milioni di chilometri quadrati (2,81 milioni di miglia quadrate). Si tratta dell'estensione più bassa mai registrata dall’inizio delle rilevazioni satellitari. Parliamo di un valore di 2,19 milioni di chilometri quadrati (846.000 miglia quadrate) al di sotto della media di luglio dal 1981 al 2010 e 310.000 chilometri quadrati (120.000 miglia quadrate) al di sotto del precedente record minimo di luglio stabilito nel 2019.
L'estensione del ghiaccio marino artico ha continuato a registrare una rapida fusione fino alla fine di luglio, specie nei mari della Siberia orientale, Laptev e Kara. Il 31 luglio, il ghiaccio marino presentava 187.000 chilometri quadrati (72.200 miglia quadrate) in meno rispetto al 2019, e 396.000 chilometri quadrati (153.000 miglia quadrate) al di sotto del 2012, l'anno del minimo storico d’estensione dei ghiacci. Il bordo del ghiaccio era più a nord della media ovunque, tranne nel mare di Beaufort sud-orientale, l'arcipelago canadese e il mare della Groenlandia orientale.
Il tasso di fusione ha raggiunto valori “eccezionali”
In questo 2020 il tasso lineare di declino dell'estensione del ghiaccio marino di luglio è stato del 7,48% per decennio, ben 70.800 chilometri quadrati (27.300 miglia quadrate) all'anno. Ciò corrisponde all'incirca alle dimensioni dello stato del North Dakota.
Da quando sono iniziate le prime rilevazioni satellitari, in questi 42 anni, l'Artico ha perso circa 2,90 milioni di chilometri quadrati (1,12 milioni di miglia quadrate) di ghiaccio a luglio, sulla base della differenza nei valori di tendenza lineare nel 2020 e nel 1979. Ciò è paragonabile all'incirca alle dimensioni degli stati di Alaska, Texas e California messi insieme.
Ecco cosa sta ulteriormente accelerando la fusione dei ghiacci
Lo scorso 28 luglio un profondo ciclone extratropicale, con un minimo sceso fino a 985 hPa, dall’Alaska si è spinto verso il mare di Beaufort, con venti molto forti che hanno contribuito a frantumare la banchisa.
L’assenza di ghiaccio per vasti tratti di mare, durante il passaggio delle tempeste, facilità lo sviluppo di onde sempre più grandi e potenti, in grado quindi di facilitare la rapida fusione dei ghiacci marini, per l’azione meccanica esercitata dallo stesso moto ondoso. Generalmente la presenza di una copertura di ghiaccio compatta smorza le onde dell’oceano assorbendo e disperdendo l’energia delle onde.
Una copertura impacco di ghiaccio denso agisce come uno scudo tra l’oceano e il vento di superficie, impedendo così la formazione delle onde. Oggi con meno ghiaccio marino sul mar Glaciale Artico aumenta il “Fetch” (lo spazio di mare su cui soffia il vento), ciò consente alle onde di diventare sempre più grandi e potenti, in base all’estensione e alla durata di quest’ultimo.
L’impatto del moto ondoso sulla banchina ha difatti agevolato il rapido ritiro dei ghiacci, registrato proprio negli ultimi giorni di luglio, quando una larga fetta dei ghiacci era sparita, letteralmente mangiata dalle grandi onde.
Queste ondate andando a sbattere con grande impeto lungo il margine della banchisa, hanno contribuito a sgretolarla, aprendo enormi squarci su di essa. L’area che ha perso la maggiore quantità di ghiaccio è quella che va dal settore più orientale del mare della Siberia orientale al settore occidentale del mare di Beaufort. Un ciclone simile nel 2012, l'anno del minimo storico artico, ha portato a effetti che hanno aumentato il declino in quell'anno.