Alpi sentinelle del clima che cambia, gli eventi estremi degli ultimi mesi
Nel 2022 sulle Alpi si è assistito a un grave deficit di precipitazioni nevose, a una rapidissima fusione dei ghiacciai e a un record di fenomeni franosi per le temperature anomale. Ripassiamo alcuni di questi eventi estremi.
Da tempo i climatologi sottolineano che le montagne sono luoghi dove i cambiamenti climatici si fanno sentire in modo particolarmente forte, in modo più rapido e tangibile. Sulle Alpi, in questo 2022, abbiamo assistito a una serie di eventi estremi, che hanno avuto anche drammatiche conseguenze. La fusione accelerata dei ghiacciai ha portato al disastro sul ghiacciaio della Marmolada, con 11 morti, ma si registra anche un record di frane per le temperature troppo elevate, e altri eventi che riportiamo in questo articolo.
Ghiacciai, estate catastrofica sulle Alpi
L'estate del 2022 verrà ricordata per l'eccezionale fusione dei ghiacciai di alta montagna sulle Alpi.
La situazione è ancora critica nel mese di settembre, anche se proprio alla fine del mese stanno arrivando le prime nevicate in quota, che dovrebbero fermare questo processo. Già nel mese di maggio 2022 la scarsa o quasi assente copertura nevosa, dopo mesi di siccità, rendeva evidente che i ghiacciai sarebbero stati particolarmente vulnerabili nel corso dell'estate. Poi l'estate è stata la più calda in Europa da quando disponiamo di dati, ci sono state ondate di calore molto lunghe caratterizzate da zero termico molto alto, quindi con temperature sopra lo zero anche sui ghiacciai.
Le temperature altissime anche in quota (basta ricordare l'elevato numero di giorni in cui lo zero termico si è posizionato ben sopra i cinquemila metri a giugno, luglio e agosto) hanno innescato processi di fusione accelerati.Questa fusione eccezionale dei ghiacciai alpini nell'estate del 2022 è ben documentata dai tanti reportage video e foto realizzati negli ultimi mesi da glaciologi e non solo in tutti i ghiacciai alpini, dall'Italia all'Austria, dalla Svizzera alla Francia.
L'effetto più drammatico della fusione accelerata dei ghiacciai in questa estate del 2022 è stato il disastro della Marmolada, avvenuto il 3 luglio, con 11 morti.
Alpi, libero dal ghiaccio dopo oltre 2000 anni un antico passo di montagna
Tra i tantissimi effetti di questa fusione accelerata, nelle ultime settimane abbiamo assistito anche all'emersione, dopo almeno duemila anni, del Col de Tsanfleuron, a 2800 metri di altitudine. Questo passo di montagna era rimasto sepolto sotto i ghiacci per almeno 2000 anni, da quando cioè abbiamo testimonianze lasciate dagli antichi Romani. La notizia ha avuto risalto sui media svizzeri e francesi.
Record di frane sulle Alpi, stop alle scalate sul Cervino
Ad agosto abbiamo assistito anche al progressivo delle scalate sul Cervino e altri quattromila delle Alpi. Le guide alpine hanno deciso di sospendere le salite alpinistiche perché il caldo eccezionale stava rendendo sempre più pericolosa la montagna. Lo scioglimento del permafrost e del ghiaccio in quota, in un anno che aveva visto cadere pochissima neve rispetto al passato, ha aumentato considerevolmente i distacchi di roccia, rendendo molto pericoloso scalare le pareti. La via normale italiana alla cima del Cervino è stata chiusa con un'ordinanza dopo una frana verificatasi ad agosto.
Ma non è finita qui, perché l'estate del 2022 è stata segnata da molte altre frane, la maggior parte delle quali innescate dall’eccessivo caldo.
Frana sul Monte Bianco, distrutto un bivacco
Il 26 agosto, una frana staccatasi nei pressi del Col de la Fourche, a 3.682 metri di quota sul massiccio del Monte Bianco, ha distrutto il bivacco Alberico-Borgna, che era posizionato sulla cresta sud-est del Mont Maudit. I resti della struttura, ora completamente inagibile, sono stati ritrovati circa 300 metri più in basso. Non si registrano conseguenze per gli alpinisti, ma il crollo è stato l'ennesimo segnale di un'estate di estrema sofferenza per le Alpi.
A seguito di una grande frana registrata il 27 agosto sul Monte Bianco, Paolo Bonasoni dell'Istituto di scienze dell'atmosfera e del clima (Cnr-Isac) sulle criticità climatico-ambientali nelle Alpi Occidentali ha affermato che "le montagne sono definite "sentinelle" in quanto anticipano e riflettono i segnali della crisi climatica globale. Ce ne accorgiamo da quanto avviene nella catena himalayana, soggetta a eventi estremi sempre più frequenti, i cui effetti investono un bacino abitato da centinaia di milioni di persone. E ce ne rendiamo conto con assoluta chiarezza anche da quanto avviene alle nostre latitudini, ha aggiunto.
L’estate 2022 nelle Alpi italiane: record di frane degli ultimi vent’anni
L' Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica del CNR, Consiglio Nazionale delle Ricerche italiano, ha diffuso un comunicato stampa nel quale si legge che l'estate climatologica (giugno, luglio ed agosto) appena conclusasi ha visto un record di frane in alta quota (sopra i 1500 metri). Si tratta di processi di vario tipo (crolli di roccia, crolli di ghiaccio, svuotamento di laghi glaciali, colate detritico-torrentizie).
Alla luce delle informazioni raccolte su questi processi, l’estate 2022 ci ha restituito un numero totale di casi censiti pari a 57: un numero di casi che, se confrontato con quelli delle estati precedenti può essere considerato un vero record. Analizzando in maniera più accurata la serie dei casi censiti, informa il CNR, è possibile intravedere una tendenza all’aumento con il passare degli anni, tendenza che non può ancora essere trattata statisticamente a causa del relativo basso numero di anni a disposizione (per questo tipo di indagini sono necessari almeno trent’anni).
Le tipologie dei processi di instabilità che si sono verificate con maggior frequenza nell’estate 2022 sono le colate detritico-torrentizie (37 casi, pari al 65% del totale) e i crolli di roccia (15 casi, pari al 26% del totale). Di tutti questi casi, 8 sono avvenuti durante il mese di giugno, 23 in luglio e 26 in agosto. Tra le regioni maggiormente colpite vi sono la Valle d’Aosta (19 casi, pari al 33% del totale), il Trentino-Alto Adige (16 casi, pari al 28% del totale), la Lombardia (11 casi, pari al 19% del totale) e il Veneto (8 casi, pari al 14% del totale); chiudono la classifica il Piemonte con due casi e il Friuli- Venezia Giulia con un caso.