Alluvione di Giarre, Sicilia: sfiorato il nuovo record pluviometrico italiano, ecco i dati impressionanti dell'evento
Nella zona di Giarre è stato un periodo piovosissimo. In 8 giorni sono caduti ben 1063 mm di pioggia, praticamente più dell’intero quantitativo d’acqua che cade durante tutto l’anno nel versante orientale etneo.
L’alluvione lampo che ieri, mercoledì 13 novembre 2024, ha colpito la costa catanese, fra Giarre e Acireale, passerà alla storia come uno degli eventi estremi di pioggia più violenti mai registrati in Italia, da quando sono iniziate le rilevazioni pluviometriche.
La stazione del Cae, in gestione al Dipartimento Regionale di Protezione Civile, ha registrato, durante l’evento, ben 293 mm in sole 3 ore, oltre 420 mm in poco meno di 6 ore e 510 mm in 8 ore.
Ad un passo dal nuovo record italiano di massimo accumulo in 6 ore
Per un soffio Giarre non ha superato il record di massimo accumulo pluviometrico italiano in 6 ore, registrato a Montenotte Inferiore, in provincia di Savona, il 4 ottobre 2021, con un accumulo di 496 mm.
Il nubifragio della mattinata, dopo aver flagellato il giarrese, ha poi interessato l’area più a sud, verso la zona di Acireale. Se insisteva ancora per qualche ora il record di Montenotte Inferiore veniva stracciato dalla cittadina siciliana.
Va detto che nella zona di Giarre è stato un periodo piovosissimo. In 8 giorni sono caduti ben 1063 mm di pioggia, praticamente più dell’intero quantitativo d’acqua che cade durante tutto l’anno nel versante orientale etneo.
La dinamica del nubifragio
Stavolta non ci troviamo di fronte al solito temporale autorigenerante o al sistema convettivo stazionario, ad asse obliquo, che stazionava per ore e ore. La pioggia torrenziale che ha colpito la zona di Giarre ha raggiunto la sua massima intensità in una fascia di circa 8 km, lungo la costa, mentre a monte ha piovuto poco.
Ad originare l’evento precipitativo una linea di confluenza dei venti, fra un flusso da NE in uscita dall’alto Ionio e una ventilazione più da E-SE davanti l’area del Golfo di Catania, proprio a ridosso della costa, che ha favorito un rallentamento del flusso sotto costa, con successiva ascesa e rotazione in senso orario del vento lungo i primi pendii del versante orientale dell’Etna, con i massimi di convezione sulla fascia costiera.
Inoltre, il flusso orientale al suolo, avendo un’origine balcanica, era molto più fresco rispetto la superficie dello Ionio. Tale contrasto termico ha instabilizzato la colonna troposferica fino alla media troposfera, producendo un primo input convettivo sul mare.
Ciò ha prodotto dei moti ascensionali, lenti ma costanti, che hanno costruito un cumulonembo alto non più di 7/8 km, ma molto spesso, visto che la massa d’aria proveniente dal mare era già satura dai 300/400 metri.
Quindi, anche se il cumulonembo in questione non era molto sviluppato in altezza, come accade con i grossi temporali, avendo una base molto bassa (la base arrivava a lambire la timpa di Acireale), era caratterizzato da uno spessore verticale tale da accumulare un grandissimo quantitativo d’acqua che è stato scaricato in poco tempo nell’area ai piedi dell’Etna.
In sostanza si trattava di un cumulonembo piccolo di statura, caratterizzato da molta acqua e poco ghiaccio e acqua sopraffusa nella sua parte sommitale. Ciò giustifica pure l’assenza di attività elettrica durante l’evento precipitativo.
Analisi climatologica
Andando a spulciare i dati validati del passato, dalla rete Sias, scopriamo che la stazione di Riposto, molto vicina all'area colpita oggi, negli ultimi 30 anni ha visto ben 3 eventi di precipitazione estrema con accumuli di oltre 100 mm nelle 6 ore e 2 eventi > 100 mm nelle 3 ore, quasi tutti concentrati fra ottobre e novembre.
Come massimi accumuli nelle 12 ore colpiscono i 173,6 mm del 3 ottobre 2014 e i 150,6 mm del 21 ottobre 2015. Ma in totale gli accumuli sopra i 100 mm nelle 12 ore sono stati 9 in circa 30 anni di dati.
L’ennesimo evento estremo di questo autunno
Gli over 100 mm nelle 24 ore nemmeno si contano. Segno di come l'area sia storicamente soggetta ad eventi alluvionali lampo, in presenza di venti orientali che spingono le particelle d'aria umida, sollevate al contatto con le pendici dell'Etna, oltre lo strato di aria molto instabile, di libera convezione (da qui nasce il temporale ai piedi del vulcano).
Il problema è che in nessuno di questi episodi certificati si è mai superata la soglia dei 500 mm in 8 ore (valore da validare). Anzi il massimo accumulo in 24 ore della stazione di Riposto risale al 3 ottobre 2014, con i 222,8 mm validati dal Sias.
Stavolta abbiamo raddoppiato quel dato in un range temporale più ristretto. I numeri parlano molto chiaro, e l’evento di Giarre si avvicina di molto a quanto visto a Valencia solo qualche giorno fa.
Inoltre questi dati ci indicano chiaramente che questi eventi precipitativi estremi stanno aumentando non solo di frequenza, ma anche di intensità, spingendosi al di là dei tipici standard climatologici che conoscevamo.