Allarme in Europa: la vespa velutina minaccia la produzione di miele e la biodiversità
L’avanzata della vespa velutina sta generando allarme tra gli apicoltori e i legislatori europei, con la popolazione autoctona di api a rischio e la produzione di miele compromessa.
Nell’ultimo decennio, il peggioramento dell’invasione delle vespe asiatiche note anche come “vespe velutine”, ha aumentato la preoccupazione tra gli apicoltori e i legislatori europei. Identificate per la prima volta nel continente due decenni fa, queste vespe invasive stanno decimando le popolazioni di api in diversi paesi dell’Unione Europea (UE), minacciando non solo la produzione di miele, ma anche la biodiversità.
Qual è la situazione attuale?
La vespa velutina, originaria del sud-est asiatico, è arrivata in Europa attraverso il porto di Bordeaux nel 2004. Si ritiene che ciò sia avvenuto in un contenitore di ceramica importato dalla Cina. Da allora gli esemplari di velutina si sono espansi rapidamente, raggiungendo paesi come Francia, Spagna, Belgio, Paesi Bassi, Portogallo e Italia. In Italia, in particolare, l’invasione è iniziata nel 2012 e sta provocando danni ingenti nelle regioni settentrionali del Paese.
Deputati del Parlamento europeo, in particolare gli undici rappresentanti del partito Forza Italia, stanno esercitando pressioni sulla Commissione europea affinché adotti un'azione urgente. Chiedono, infatti, l'attuazione di “misure specifiche per contrastare la diffusione dell'insetto finanziando sistemi di controllo con fondi dell'Unione Europea”.
Impatto sulle api autoctone e sulla produzione di miele
La “vespa velutina” è considerata un vorace predatore capace di uccidere fino a 30 api al giorno. Dal 2004, questa invasione ha contribuito a un calo della popolazione di api in alcuni paesi dell’UE. Ciò costituisce una minaccia diretta per gli impollinatori tradizionali, in particolare le api, essenziali per la produzione di miele di alta qualità, per il quale anche l’Italia è rinomata.
Salvatore De Meo, deputato al Parlamento europeo e sostenitore di questa causa, avverte che questo fenomeno mette a rischio la biodiversità e sottolinea l'importanza delle api autoctone nel mantenimento degli ecosistemi sani. Il calo della produzione di miele è già evidente, con perdite stimate al 35% in Portogallo negli ultimi anni e perdite di 30,8 milioni di euro all’anno in Francia.
In Italia l'invasione è iniziata nella regione Liguria per estendersi poi al Piemonte, alla Toscana e, più recentemente, all'Emilia-Romagna e al Veneto. Sebbene l’impatto complessivo sulla produzione italiana di miele non sia ancora chiaro, le stime indicano perdite significative, che raggiungono il 50% in Liguria.
La velocità con cui i calabroni asiatici uccidono le api, smembrandole e riportando i resti nei nidi per nutrire i piccoli, impedisce alle api di lasciare gli alveari in tempo per salvarsi.
Un campanello d’allarme
Apicoltori, politici e ricercatori stanno unendo le forze per affrontare questa minaccia. Oltre alle misure di controllo finanziario proposte dai deputati italiani nelle sedi europee, è infatti necessario un approccio coordinato e più concertato a livello europeo. Ciò include la condivisione delle migliori pratiche, la ricerca continua su metodi di controllo efficaci e la sensibilizzazione del pubblico sull’importanza delle api nel mantenimento degli ecosistemi.
Con i casi di questa specie invasiva in aumento nel Regno Unito nel 2023, la necessità di un’azione urgente è davvero evidente . La Commissione europea è ora sollecitata ad intraprendere azioni decisive per contenere la diffusione dei calabroni asiatici, proteggendo le api autoctone, la produzione di miele e la biodiversità nell’UE.