Alla scoperta dell'oscillazione artica, l'indice climatico che influenza l'inverno sull'Europa
L’ oscillazione artica è calcolato in base alla differenza di pressione tra l’artico e le medio-basse latitudini. Questa differenza di pressione è indicativa della forza del vortice polare e dell’intensità delle correnti zonali, fra il Nord America e l’Europa.
L’AO, meglio noto come “Oscillazione Artica”, è un importante indice atmosferica che misura la differenza di pressione tra l’Artico e le medie latitudini. Difatti, il tempo alle nostre latitudini, specialmente in inverno, è fortemente influenzato da questo indice, basato sulla differenza di pressione fra il Polo Nord e la fascia temperata.
Nel nostro emisfero, al di sopra dei 50° di latitudine nord, staziona in maniera quasi permanente una profonda depressione, il vortice polare, il quale nel semestre freddo, allungandosi verso sud, va anche ad alimentare due distinti centri di bassa pressione: la famosa depressione d’Islanda nel Nord Atlantico e la depressione delle Aleutine, nel Pacifico settentrionale.
In base al valore raggiunto dall’indice AO si valuta l’intensità del vortice polare, cercando di capire come quest’ultimo influenzerà la circolazione atmosferica lungo la fascia temperata.
Come si calcola l’indice AO?
L’ oscillazione artica è calcolato in base alla differenza di pressione tra l’artico e le medio-basse latitudini (mediamente tra il 37° e il 45° parallelo). Questa differenza di pressione è indicativa della forza del vortice polare e dell’intensità delle correnti zonali, fra il Nord America e l’Europa.
Quando l’indice AO va in fase positiva (AO+) significa che abbiamo un vortice polare piuttosto profondo e attivo. In questo caso l’intensa attività del vortice polare, in sede artica, e le sue interazioni più o meno dirette con gli anticicloni sub-tropicali (fra cui l’alta pressione delle Azzorre) presenti nelle medie latitudini, favorisce una sensibile accentuazione del flusso perturbato zonale lungo le medio-alte latitudini.
In questa condizione i fortissimi venti occidentali spazzano l’Europa, spesso con depressione molto profonde (vedi ciclone “Ciaran”), che bloccano ogni tipo di scambio di calore tra l’Artico e le basse latitudini, visto che il freddo rimane “agganciato” al vortice polare che ruota molto intensamente.
Ciò favorisce spesso periodi molto miti in Italia e in Europa, con l’aria temperata oceanica grande protagonista sul continente, mentre il grande freddo rimane relegato oltre il Circolo Polare Artico o ad est degli Urali.
Cosa accade con AO in fase negativa?
Quando l’indice AO scende su fase negativa (AO-) significa che il vortice polare inizia a perdere forza, e spesso viene rimpiazzato dalla formazione di un esteso anticiclone alle alte latitudini.
Spesso lo sviluppo di anticicloni di blocco, capaci di estendersi lungo i meridiani oltre i 50-60° nord, favorisce lo sviluppo di grandi scambi di calore, tra l’Artico e le medio-basse latitudini, agevolando la discesa di vasti blocchi di aria fredda verso il cuore dell’Europa e dell’America settentrionale.
In questi casi sull’Italia si possono vedere importanti fasi di maltempo, con neve abbondante sui rilievi e piogge copiose sulle coste. Se l’AO scende su valori fortemente negativi si può assistere persino a una spaccatura del vortice polare, in più lobi secondari.
Spezzandosi in più “lobi”, che tendono a muoversi verso le latitudini più meridionali (in genere quelli principali si collocano tra l’Artico canadese, la Scandinavia e la Siberia orientale), condizioni di maltempo, con nevicate e un consistente calo termico, interessano l’Europa, il Nord America e l’Asia centro-settentrionale.