Permafrost in scioglimento sulle Alpi, al via lo screening sulla stabilità di bivacchi e rifugi italiani d'alta quota

Nasce il progetto “RESALP – Resilienza Strutture Alpine”: per la prima volta saranno indagate le condizioni di stabilità geo-idrologiche idrologiche dei 18 rifugi e 40 bivacchi del Club Alpino Italiano situati al di sopra dei 2.800 metri di altitudine.

monte rosa rifugio
Il Rifugio Gnifetti in Italia, sul Monte Rosa, Alpi, è una delle strutture che verrà monitorata.

Negli ultimi anni, a seguito dell'aumento delle temperature medie globali, è emerso il grave problema dello scioglimento del permafrost, il terreno permanentemente congelato che ricopre vaste estensioni di territorio nelle regioni artiche ed antartiche. Il suo scioglimento sta liberando infatti enormi quantità di gas serra, alimentando ulteriormente il cambiamento climatico innescato dalla combustione dei combustibili fossili da parte degli esseri umani.

La fusione del permafrost sta però avendo anche altre conseguenze. Questo terreno permanentemente ghiacciato si trova infatti - seppur su estensioni meno grandi - sulle montagne più alte, in quota. Sulle Alpi lo troviamo nelle aree di alta quota, ad esempio vicino alle lingue glaciali. Per migliaia di anni ha fatto da "cemento" evitando la disgregazione di pareti rocciose ed aree franose, ed ora il suo scioglimento sta portando ad un aumento dei fenomeni franosi.

Un altro problema è che numerosi rifugi e bivacchi d'alta quota alpini poggiano le proprie fondamenta su questi terreni ghiacciati molto duri, e la fusione del permafrost sta destabilizzando queste strutture. Proprio per monitorare questo problema crescente, è stato lanciato un progetto in Italia per indagare le condizioni di stabilità geo-idrologiche idrologiche dei 18 rifugi e 40 bivacchi del Club Alpino Italiano (CAI) posti al di sopra dei 2.800 metri di altitudine.

Nasce il progetto “RESALP – Resilienza Strutture Alpine

Dalla collaborazione tra l’Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Irpi) e il Club Alpino Italiano - Struttura Operativa Rifugi e Opere Alpine (CAI) è nato il progetto “RESALP – Resilienza Strutture Alpine”: per la prima volta saranno indagate le condizioni di stabilità geo-idrologiche idrologiche dei 18 rifugi e 40 bivacchi del CAI posti al di sopra dei 2.800 metri di altitudine (a questo link, si possono consultare i nomi e la posizione geografica).

Il progetto, finanziato dal Club Alpino Italiano grazie a fondi messi a disposizione dal Ministero del Turismo, prevede nell’arco dei prossimi due anni un’opera di screening unica nel suo genere a livello alpino: un’approfondita analisi di tutte le strutture di alta quota del CAI, finalizzata a identificare eventuali evidenze di problemi di stabilità degli edifici o delle opere ad essi connessi che possano essere legati a fenomeni di instabilità di natura geo-idrologica.

I rilevamenti saranno effettuati da un team di professionisti esperti -geologi e guide alpine per le attività che riguardano i bivacchi di alta quota che richiedono particolare attenzione e tecnica nella fase di raggiungimento- che si avvarranno di un modello messo a punto dal Cnr-Irpi per l’esecuzione delle analisi e per ottenere una reportistica uniforme da parte dei vari operatori coinvolti.

Particolare attenzione verrà riservata a quei processi riconducibili agli effetti del cambiamento climatico sulla stabilità del permafrost: il progetto “RESALP” nasce, infatti, dalla volontà del CAI di mappare il territorio nel quale sono ubicate strutture la cui stabilità potrebbe essere a rischio a causa della riduzione del permafrost (il suolo perennemente ghiacciato) provocata dall’aumento delle temperature.

Il progetto “RESALP” nasce dalla volontà del Club Alpino Italiano di mappare il territorio nel quale sono ubicate strutture la cui stabilità potrebbe essere a rischio a causa della riduzione del permafrost (il suolo perennemente ghiacciato) provocata dall’aumento delle temperature.

Oltre alla valenza operativa, questo screening avrà anche un importante ritorno in termini metodologici e scientifici, in quanto permetterà la raccolta di dati mai acquisiti prima - fornendo così conoscenze utili alla mitigazione degli effetti del cambiamento climatico- e potrà essere utilizzato come modello di riferimento per attività analoghe in altri settori delle Alpi o in aree potenzialmente interessate da processi di degradazione del permafrost.

“RESALP”, inoltre, aggiunge un importante tassello alla storica collaborazione scientifica che lega il Consiglio nazionale delle ricerche e il Club Alpino Italiano finalizzata a migliorare la conoscenza degli ambienti ed ecosistemi di alta quota e l’impatto dei cambiamenti climatici, collaborazione che è stata recentemente rinnovata grazie a un accordo siglato tra il CAI e il Gruppo di Lavoro sulle Montagne costituito all’interno del Dipartimento scienze del sistema Terra e tecnologie per l’ambiente del Cnr.