40 anni dallo storico evento meteo estremo in Italia, cosa accadrebbe se l’ondata di gelo e neve del 1985 colpisse oggi?

Gennaio 1985, un evento che ancora oggi incute nostalgia e timore: quarant’anni fa il gelo artico e la grande nevicata colpiva l’Italia da nord a sud. Ripercorriamo la meteo storia di quell’evento, con una curiosa retrospettiva. Quali conseguenze se si ripetesse oggigiorno?

Milano, Corso Sempione sepolto di neve, panorama ormai di una volta, simile a quello che era la città nel gennaio 1985.

L’ondata di gelo e neve del gennaio 1985 ha lasciato un ricordo indelebile per chi l’ha vissuta di persona quarant’anni fa, un episodio mitico quasi fosse di un’altra era climatica per giovani meteorologi e meteo appassionati.

Allora non esistevano i social network e internet, le previsioni meteo si spingevano a malapena a 24-48 ore, eppure per il periodo si può dire che fu ben prevista. Nonostante ciò molti furono presi alla sprovvista e i disagi notevoli, a partire dalla Capitale paralizzata dalla neve.

Befana 1985: irruzione di aria artica continentale

Il meteorologo Rai Andrea Baroni parlò fin dal 30 dicembre 1984 di un anomalo riscaldamento della stratosfera che avrebbe potuto provocare una massiccia ondata di gelo in Italia.

Puntualmente il giorno 6 gennaio 1985 le mappe meteo mettevano in evidenza un anomalo anticiclone sviluppato fra Islanda e Groenlandia, con una saccatura alimentata dalla corrente a getto polare che si approfondisce fin sull’Italia.

Al suolo era presente un ciclone tirrenico nevoso e gelido, con isoterma di -20°C a 850 hPa sul nord Italia. Rara aria artica continentale, proveniente dalla Siberia, con intrusione di ozono stratosferico, invade l’Europa centro occidentale.

Il risultato fu la storica nevicata paralizzante di 15 cm su Roma, ma nevica anche a Firenze, nelle isole pontine, a bassa quota attorno a Napoli. Al nord in questa prima fase il fronte passa veloce con brevi nevicate, ma crollano le temperature e la ritornante da est colpisce un po’ tutta la pianura padana i giorni 8-9 gennaio, con 30 cm di neve a Bologna e il centro, 40 cm a Firenze.

Gelo siberiano dal 10 al 13 gennaio 1985

Passata la depressione, un anticiclone termico si stabilisce in Europa ed estende all’Italia. Complice il miglioramento e il suolo innevato, attorno al giorno 11 i termometri crollano a quelli che per molte località sono ancora record storici.

A parte i siberiani -30°C di alcune località alpine vogliamo ricordare valori straordinari in zone inusuali, come i -7.3°C a La Spezia o -10.4°C a Foggia Amendola. Poi, -11°C Roma Ciampino, -22°C a Firenze e a Piacenza.

La seconda ondata: il nord sepolto di neve.

Un vortice gelido retrogrado prende le mosse dall’est Europa e si porta il giorno 14 gennaio 1985 verso i Pirenei, si riattiva una circolazione depressionaria sul Mediterraneo, stavolta con correnti meridionali relativamente miti.

Il cuscino di aria fredda formatosi nei giorni precedenti è veramente straordinario, inizia a nevicare nord dal giorno 13 con temperature in Valpadana attorno a -8°C, perfino Cagliari si imbianca, mentre al sud e a Roma il cuscino non regge allo scirocco. Il giorno 15 gennaio 1985 il radiosondaggio di Milano mostra uno strato freddo isotermo attorno a -4,-5°C dal suolo a 1500 metri.

Nevica ininterrottamente fino al 18 gennaio, con accumuli forse irripetibili per quantità ed estensione. Quasi un metro a Milano e Bologna, per la precisione rispettivamente 90 e 80 centimetri, oltre un metro nelle città subalpine di Como, 110 cm, e Trento, 130 cm.

Vista la massa d’aria, gli accumuli non sono molto diversi in Appennino, accumuli invece inferiori man mano che si va verso il confine alpino per il tipo di circolazione.

E se ricapitasse oggi?

I disagi allora furono notevoli, rimandiamo per la cronaca ai precedenti articoli che trovate come link correlati. Vogliamo invece provare a immaginare cosa capiterebbe oggi di fronte a un evento simile.

L’informazione meteo è molto più capillare, ma anche più ricca di fake news e allarmismo. Alcuni siti, non certo il nostro, potrebbero titolare del tipo “Apocalisse di ghiaccio: il Buran siberiano inghiotte l’Italia, è l’inizio di un’era glaciale?”, esagerando le temperature annunciando -30°C al nord e -50°C sulle Alpi. I negazionisti del clima cavalcherebbero l’evento per attaccare climatologi e ambientalisti.

Sui Social Network si diffonderebbero foto e video spettacolari, ma anche critiche alla gestione dell’emergenza, polemiche sugli allerta meteo esagerati o mancati e fake news.

D’altra parte, gli allerta meteo preciserebbero l’evento con una rara allerta rossa per neve in pianura. L’invito a limitare gli spostamenti sarebbe accompagnato da chiusure preventive di scuole e alcuni servizi non essenziali, attivando modalità di smart working dove possibile. Lo schieramento di una vera e propria task force contro neve e gelo farebbe il possibile per limitare i disagi, comunque con un evento simile inevitabili e pesanti anche oggigiorno.

Forti disagi e interruzioni nei trasporti terrestri e ferroviari sarebbero comunque inevitabili, insieme a chiusure di aeroporti anche per ragioni di sicurezza. I carichi di neve provocherebbero danni ad alcune strutture, alberi e linee elettriche, uniti l’aumento dei consumi energetici provocherebbero blackout anche prolungati e diffusi.

Nonostante ciò, a voi piacerebbe se si ripetesse un evento simile?