5 segreti per rendere le conversazioni sul clima coinvolgenti (e non ansiogene)
E se parlare del clima diventasse un momento motivante e di speranza? Ecco cinque approcci per trasformare queste discussioni senza alimentare l'ansia.

L'ecoansia sta emergendo sempre più come una delle maggiori preoccupazioni a livello globale. Uno studio del 2024 condotto su 1.000 persone in 90 Paesi ha rilevato un profondo impatto sulla salute mentale, evidenziando il crescente disagio psicologico di fronte alle conseguenze del cambiamento climatico.
L’interesse per il fenomeno sta esplodendo: le ricerche su Google per “eco-ansia” e “ansia climatica” sono aumentate del 4.590% tra il 2018 e il 2023. In Francia, 8 francesi su 10 affermano di essere preoccupati per le conseguenze del cambiamento climatico. Un fenomeno comune anche negli altri paesi europei, come l'Italia.
Eppure, nonostante questo risveglio delle coscienze, parlare di clima resta un argomento delicato. Paura, senso di colpa e impotenza spesso dominano questi scambi, dando origine a quella che viene chiamata eco-ansia. Ciò riguarda in particolar modo i giovani: il 53% degli adolescenti francesi presenta sintomi di ansia legati allo stato del pianeta.
Quindi, concretamente, come possiamo trasformare la paura in azione? Ecco 5 segreti per coinvolgere e ispirare i dibattiti sul clima.
Dare potere alle persone per agire
La capacità di sentirsi capaci di agire, è fondamentale. Secondo Bandura, prendendo parte all'azione, anche in modo modesto, si sviluppa la capacità di affrontare grandi sfide.
Quando si parla di clima, dimostrare che ogni piccola azione conta è fondamentale: adottare una dieta vegetariana un giorno alla settimana, favorire la mobilità dolce o partecipare a un'azione locale dà sicurezza e voglia di fare di più.
L'azione alimenta la speranza: i dati della Fondazione Nicolas Hulot mostrano che l'82% delle persone impegnate in azioni ecologiche afferma di essere più ottimista riguardo al futuro.
Localizzare i problemi climatici
Il cambiamento climatico viene spesso affrontato da una prospettiva globale, il che rende difficile fare una proiezione personale. Tuttavia, il 75% dei francesi afferma di essere eco-consapevole, perché ne percepisce gli effetti a livello locale.
In Francia, le storiche inondazioni in Bretagna o la grave siccità nei Pirenei Orientali del 2025 sono esempi lampanti. Contestualizzare queste discussioni parlando di eventi regionali, progetti comunitari o pratiche agricole sostenibili rafforza l'identificazione.
Quanto più un argomento sembra vicino, tanto più ispira azione. Dimostrare che la Francia è direttamente interessata contribuisce a generare impegno personale e collettivo.
Rendere le storie personali e accessibili
Il 43% della popolazione mondiale afferma di essere molto preoccupata per il clima. Eppure sono pochi coloro che si riconoscono nei grandi personaggi dei media. Dobbiamo umanizzare la questione climatica condividendo le storie delle persone comuni. Che si tratti di Claire, che ha trasformato il suo balcone parigino in un orto, o di Yann, che ha rinunciato ai voli a lungo raggio, queste storie stimolanti dimostrano che l'azione è alla portata di tutti.
Secondo la teoria della “prova sociale”, quanto più un comportamento diventa visibile e normalizzato, tanto più verrà adottato dalla maggioranza.
Evitare il catastrofismo: adottare un lucido ottimismo
L'ecoansia colpisce fortemente i giovani: il 35% dei 16-25enni afferma che condiziona la propria vita quotidiana. Di fronte a questa ansia, è fondamentale evitare discorsi catastrofici.
Il concetto di “ottimismo ostinato”, sostenuto da Christiana Figueres, propone di riconoscere la gravità della situazione senza cadere nel pessimismo. Invece di soffermarci sugli scenari di collasso, concentriamoci sulle soluzioni esistenti.
Parlare di successi locali – come la transizione energetica delle isole bretoni o la lotta contro lo spreco alimentare a Lione – ci permette di mantenere la speranza senza negare le sfide che ci attendono.
Creare una “nuova normalità”
Il clima non deve più essere una questione marginale. Deve diventare un filo conduttore nelle nostre conversazioni quotidiane.
In Francia, il 79% dei giovani tra i 18 e i 35 anni afferma di essere molto interessato a queste tematiche. È quindi giunto il momento di integrare sottilmente il tema del clima in tutti gli ambiti: nei viaggi responsabili, nella cucina sostenibile o anche nella moda etica.
È normalizzando queste discussioni che creiamo un vero cambiamento culturale. Elenchi di viaggi locali, ricette senza carne o consigli di seconda mano diventano potenti leve per rendere desiderabili questi comportamenti. Ogni conversazione è un'opportunità per radicare nuove narrazioni, cambiare le norme sociali e, in ultima analisi, trasformare la società.
Riferimenti e fonti dell'articolo:
Denisova, A. (2025, 20 février). Cinq façons d’avoir des conversations plus constructives sur le climat. The Conversation.
Institut français d'EMDR. (2023, 14 décembre). Chiffres clés sur l’éco-anxiété.
The Conversation. (2024, 28 septembre). Éco-anxiété : une étude auprès de 1 000 personnes révèle l’impact psychologique de la crise climatique.