20 anni dal devastante tsunami dell'Oceano Indiano: è possibile in Italia? Il terribile precedente del 28 dicembre 1908
Il 26 dicembre del 2024 si sono celebrati i 20 anni dal devastante maremoto dell'Oceano Indiano, a causa del quale morirono almeno 230mila persone. Quali i rischi in Italia e nel Mediterraneo?
Il 26 dicembre del 2004, esattamente 20 anni fa, si verificava una delle più devastanti calamità naturali dell'ultimo secolo. Nella regione di Banda Aceh, in Indonesia, si verificava uno tra i terremoti più forti registrati nel XX e XXI secolo, con una magnitudo 9.1.
Il potentissimo evento sismico, generato dalla rottura di una faglia lunga oltre 1000 km avvenuto al margine tra la placca Indo-Australiana e la placca di Burma, generò uno tsunami catastrofico, che colpì le coste dell’Indonesia, e nelle ore successive, quelle dell'intero Oceano Indiano, causando almeno 230morti e danni incalcolabili, anche a migliaia di chilometri di distanza dall'epicentro.
Venti minuti dopo il terremoto, onde alte fino a 30 metri colpirono l'Indonesia settentrionale, devastando le aree costiere e causando decine di migliaia di vittime. In Thailandia, Sri Lanka, India, Maldive le onde di maremoto causarono devastazione e decine di migliaia di morti, tra cui turisti provenienti da ogni parte del mondo.
Poi, nelle ore successive, lo tsunami raggiunse anche le coste della Somalia (Africa centro orientale), situata a migliaia di chilometri dall'epicentro, causando danni e quasi trecento vittime in questa regione del pianeta. Vittime e danni ci furono anche in Kenia, Tanzania e in Sudafrica.
Una catastrofe amplificata dalla mancanza di sistemi di allerta
La tragedia del 2004 mise in luce la mancanza di sistemi di allerta e la limitata consapevolezza delle comunità costiere sul rischio tsunami.
Moltissimi infatti non avevano nessuna consapevolezza del fatto di trovarsi in un'area a rischio maremoto, e non sapevano neanche quali sono i segnali che possono dirci che è in arrivo uno tsunami, permettendoci di metterci in salvo.
L' evento del 26 dicembre 2004, evidenziò l'importanza di sistemi di allerta precoce e della collaborazione internazionale tra i centri di competenza e di allerta tsunami, come il Pacific Tsunami Warning System (PTWS), già operativo nel 2004 nell'Oceano Pacifico.
All’epoca, i Paesi più colpiti – tra cui Indonesia, Thailandia, Sri Lanka e India – erano privi di un sistema di allerta tsunami adeguato, lasciando la popolazione esposta al rischio. In risposta, il disastro ha accelerato lo sviluppo di sistemi di allerta regionali, portando alla creazione del North Eastern Atlantic, Mediterranean and connected seas Tsunami Warning and Mitigation System (NEAMTWS) e del Centro Allerta Tsunami dell'INGV.
In totale, lo tsunami del 2004 causò circa 230.000 vittime e si contarono oltre 22.000 dispersi. Quello del 2004 può essere definito lo tsunami del cambiamento poiché ha fornito - informa l'Istituto italiano di Geofisica e Vulcanologia, una grande spinta ai centri di competenza e alla comunità scientifica tutta per l'implementazione e il miglioramento dei sistemi di detezione di tsunami (monitoraggio), dello studio della pericolosità da tsunami, di studi sulle comunità locali per approfondire la percezione del rischio tsunami, la presenza di memoria storica di tsunami del passato e di tradizioni antropologiche per fronteggiare gli tsunami (mitigazione).
Maremoto, a rischio anche il Mediterraneo
Sebbene nel Mediterraneo siano molto meno probabili eventi così potenti come quelli che vengono registrati nell'Oceano Indiano, o nel Pacifico, esiste anche in quest'area della Terra una pericolosità da maremoto. Le aree del mediterraneo centro-orientale sono quelle più esposte, a causa dell'elevata sismicità, ma è esposta anche l'area occidentale e la costa atlantica del Portogallo.
Inoltre, non sono soltanto i terremoti a costituire una sorgente capace di generare maremoti, ma anche le frane sottomarine e le eruzioni vulcaniche possono causare onde di tsunami pericolose.
Per questo, negli ultimi anni si è assistito a un crescente studio del pericolo maremoti nel Mediterraneo, e sono attivi centri di allerta come il CAT, il centro di Allerta Tsunami dell'Istituto nazionale italiano di Geofisica e Vulcanologia.
Il maremoto del 28 dicembre 1908 in Italia
Il terribile terremoto che distrusse Messina e Reggio Calabria all’alba del 28 dicembre del 1908, fu uno dei più grandi disastri naturali mai occorsi in Europa, con un numero di vittime stimato superiori agli 80.000 morti. Oltre al terremoto che colpì tutta l’area dello Stretto di Messina generando devastazioni, si verificò anche uno tsunami, che provocò ulteriori danni e migliaia di altre vittime.
Le onde causate dal sisma raggiunsero un'altezza di 13 metri. Sulla costa calabrese le onde più alte vennero registrate a Lazzaro, Gallico e Pellaro. Sulla costa siciliana i massimi effetti si osservarono a Giardini Naxos e S. Alessio Siculo.
Le onde di tsunami del 2004 hanno colpito un'area molto più vasta di quella travolta nel dicembre del 1908 in Italia, ma questo episodio della nostra storia ci deve ricordare che anche le coste mediterraneo sono soggette a eventi pericolosi. La nostra arma di fronte a questi eventi è la conoscenza e la prevenzione, oltre allo sviluppo dei sistemi di allerta che, come abbiamo visto, si stanno diffondendo sempre più dopo la catastrofe di 20 anni fa.
Il riscaldamento globale amplifica il rischio
Due studi appena pubblicati sulla rivista internazionale Scientific Reports, intanto, rivelano che il riscaldamento globale potrebbe aumentare significativamente la pericolosità degli tsunami nel Mediterraneo nei prossimi decenni.
I risultati, frutto dei progetti europei Savemedcoasts2 e TSUMAPS-NEAM coordinati dall’INGV, evidenziano che il previsto aumento del livello del mare causato dal riscaldamento globale, combinato con i movimenti geologici costieri, potrebbe potenzialmente accrescere il rischio per oltre 150 milioni di persone che vivono in quest’area.
Riferimenti di questa notizia:
2004-2024. Vent'anni fa, lo tsunami dell'Oceano Indiano. https://cat.ingv.it/it/media-e-documenti/news-it/452-2004-2024-ventanni-fa-lo-tsunami-delloceano-indiano
Sumatra 2004: vent’anni dopo, una story maps per raccontare lo tsunami nell’Oceano Indiano - INGV - https://ingvterremoti.com/2024/12/26/sumatra-2004-ventanni-dopo-una-story-maps-per-raccontare-lo-tsunami-nelloceano-indiano/
Per approfondire sul rischio maremoto in Italia:
Rischio maremoto in Italia - https://rischi.protezionecivile.gov.it/it/approfondimento/rischio-maremoto/