15 aprile, 10 anni fa l'eruzione del vulcano che fermò l'Europa
Il 15 aprile 2010 iniziava la fase più esplosiva dell'eruzione del Eyjafjallajökull, in Islanda: lo stop ai voli per la cenere emessa dal vulcano portò a un blocco senza precedenti del traffico aereo. Soltanto superato da quello di queste ultime settimane per l'emergenza sanitaria in corso.
Sono passati dieci anni dal 15 aprile del 2010, quando ebbe inizio una delle fasi più violente dell'eruzione del vulcano Eyjafjallajökull, in Islanda. L'enorme quantità di ceneri emesse dal vulcano a causa dell'improvviso scioglimento del ghiacciaio che copriva i crateri, portò alla paralisi del traffico aereo dell'Europa per più di una settimana.
Il blocco non aveva precedenti nella storia d'Europa per dimensioni: almeno 20 paesi chiusero lo spazio aereo e 10 milioni di persone rimasero senza possibilità di spostarsi via aerea. Vennero cancellati eventi, incontri fra capi di stato, e molte persone tornarono in patria usando i mezzi via terra. Oggi, nel pieno dell'emergenza sanitaria per il nuovo coronavirus COVID-19, quello stop ai voli sembra quasi poca cosa rispetto alle dimensioni del blocco attuale, che peraltro stavolta riguarda anche gli spostamenti terrestri e marittimi.
Lo stop ai voli in Europa venne deciso il 15 aprile del 2010 quando il vulcano Eyjafjallajökull entrò in una nuova fase dell'eruzione, esplosiva e decine di volte più potente di quella iniziata il precedente 20 marzo. Si aprirono nuovi crateri situati sotto la coltre di ghiaccio che copriva la caldera sommitale del vulcano: la fusione improvvisa del ghiaccio creò enormi colonne di cenere vulcanica, che raggiunsero migliaia di metri di altezza sul livello del mare. La potenza dell'esplosione portò queste ceneri, ricche in vetro e silicio, fino alla quota delle correnti a getto, (jet stream), i venti di alta quota che tanta influenza hanno sul tempo atmosferico.
I venti in quota spinsero queste ceneri verso il continente europeo, creando un enorme rischio per gli aerei. La cenere vulcanica infatti avrebbe potuto causare danni gravissimi ai motori, compromettendoli in poco tempo. Le minuscole particelle di vetro e silicio avrebbero potuto graffiare i vetri della cabina di pilotaggio, togliendo quindi la vista ai piloti. Insomma, rischi enormi che vennero evitati chiudendo lo spazio aereo.
Lo stop ai voli andò avanti dal 15 aprile al 23 aprile del 2010. Migliaia i voli cancellati. A quel tempo le proporzioni dello stop ai voli commerciali e turistici non aveva precedenti. Oggi, in questo marzo-aprile 2020 di blocco totale per la pandemia di COVID-19, non solo lo stop ai voli è più esteso e per un tempo maggiore, ma avviene in un mondo con molti più voli di quelli che c'erano nel 2010. L'impatto è quindi ancora più grande. E spinge anche a delle riflessioni.