A dispetto di quanto si scriva e di quanto concretamente si faccia per ridurre le emissioni di anidride carbonica, la sua concentrazione atmosferica continua ad aumentare inesorabilmente. Non solo, anche il tasso di crescita è sempre maggiore, ogni anno sempre più rapidamente rispetto al precedente. Facciamo il punto della situazione.
Sergio Messina
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Notevolissima la recente scoperta fatta grazie al telescopio James Webb. Nella vicina galassia di Magellano (la Grande Nube di Magellano), nonostante la “giovane” età di circa un miliardo di anni, è stato scoperto un tasso di natalità stellare elevatissimo, tipicamente osservato nell’Universo, ma di ben 10 miliardi di anni fa!
Il bilancio climatico di fine 2023 non dice nulla di buono per i paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Le osservazioni confermano per il mese di Dicembre 2023 temperature dell’aria superiori alla media e condizioni di siccità anch’esse superiori alla media del periodo. Vediamo più nel dettaglio.
Le ultime osservazioni del mese di Dicembre confermano come il 2023 sia stato un anno record anche nella riduzione dell’estensione della banchisa sia artica sia antartica. La riserva stagionale di ghiaccio continua a ridursi in maniera significativa sia al polo Sud ma ancor più al polo Nord, confermando l’andamento e i ritmi di scioglimento degli ultimi 10 anni.
Il 2024 si apre con la scoperta di un pianeta di tipo roccioso, il pianeta TOI 1726 d, veramente peculiare, primo nel suo genere. Ha un emisfero la cui superficie è di roccia solida, ma l'emisfero opposto è di roccia fusa per le elevatissime temperature.
Si sapeva che le esplosioni di supernova di stelle molto massicce portano alla nascita di stelle di neutroni o buchi neri. Tuttavia, ciò che era stato possibile osservare fino ad oggi era l’esplosione già avvenuta e la stella di neutroni già nata. Finalmente, è stato possibile osservare i due eventi contemporaneamente, l’esplosione e la nascita della stella di neutroni.
Le aurore polari sono comunemente osservate sulla Terra, ma anche su altri pianeti del Sistema Solare. Ma scoprirne una su una nana bruna era l'ultima cosa che si sarebbe aspettato il team di astronomi che l'ha recentemente osservata. È lì dove non potrebbe esistere.
Come i bimbi nati allo scoccare della mezzanotte del nuovo anno, l’esopianeta TOI 700 e è in ordine cronologico il primo pianeta di tipo roccioso scoperto nel 2023. Siamo in attesa di conoscere quale sarà il primo del 2024. Restate sintonizzati.
Quale astronomo non vorrebbe osservare con il telescopio spaziale James Webb? Sono numerosissimi i team di scienziati che presentano proposte di osservazione con questo telescopio. Ma le proposte sono troppe. Chi allora seleziona le proposte migliori e secondo quali criteri?
La storia della stella beta Pictoris è emblematica di storie di altre stelle che osservate per anni, con diversi strumenti via via più potenti non hanno smesso di rivelare nuove caratteristiche sempre più interessanti, dal disco di detriti, alla presenza di esocomete all’esistenza di almeno due pianeti. La nuova generazione di telescopi non mancherà di rivelare ulteriori sorprese.
La lente gravitazionale è un fenomeno relativistico di per sé molto interessante, dalle immagini suggestive, ma anche un ottimo strumento per lo studio di fenomeni altrimenti non osservabili. Le supernovae extragalattiche osservate con i telescopi spaziali ne sono un esempio.
Possiamo considerarlo il regalo di Natale quello realizzato recentemente dal telescopio spaziale James Webb: una bellissima immagine nella banda infrarossa del pianeta Urano, con tanto di anelli, lune, e tempeste atmosferiche. L’immagine, non solo diletta l’occhio ma fornisce informazioni utilissime agli scienziati per la comprensione della natura di questo pianeta e degli esopianeti ad esso simili.
Stelle o pianeti? Questo il dilemma davanti al quale si sono trovati gli astronomi di un team internazionale alla scoperta di stelle nane brune ancor più leggere dei pianeti gassosi più massicci. Un risultato inaspettato che apre sia nuovi sviluppi nella teoria della formazione stellare ma anche nuove opportunità per la scienza degli esopianeti.
Succede di frequente, almeno in astronomia, di pianificare l’osservazione di un ben preciso oggetto celeste e poi, casualmente, scoprire nelle immagini di questo qualcosa di ancora più interessante, ma che non era l’obiettivo della ricerca. E’ proprio il caso del fiume stellare scoperto nell’ammasso di galassie di Coma.
La nascita delle stelle massicce, cioè con masse oltre 8 volte superiori a quella del Sole, è accompagnata da una serie di fenomeni che, agli occhi del telescopio spaziale James Webb, rivelano la loro spettacolare bellezza e particolarità.
Agli inizi del 2024 il Sole raggiungerà la sua massima attività magnetica, secondo un recente studio. Quindi, il 25esimo ciclo solare raggiungerà il suo picco con un anno in anticipo rispetto a quanto precedentemente previsto dai modelli. Questo risultato è frutto della scoperta di una nuova relazione tra macchie e campo magnetico poloidale nel Sole.
Nell’Universo tutto è in movimento, tanto il nostro sistema Solare quanto le altre stelle. Ma è possibile o è mai successo un incontro ravvicinato del nostro Sole con altre stelle, tale da mettere a rischio l’esistenza stessa del Sistema Solare? Pare di sì, e molto più frequentemente di quanto si potesse immaginare.
E’ il primo disco stellare extragalattico quello osservato dal telescopio ALMA e, precisamente, nella Grande Nube di Magellano. L'esistenza di tali dischi era stata finora solo dedotta dall’osservazione di regioni extragalattiche in cui si stavano formando nuove stelle, ma mai prima d’ora ne erano osservati direttamente.
Che gli esopianeti anziani possano venire inghiottiti dalle proprie stelle era già stato osservato. Ma che i giovani esopianeti possano concludere precocemente la loro vita e in modo altrettanto tragico, stavolta a seguito di scontri distruttivi, è una recente scoperta degli astronomi.
Il telescopio ALMA per la prima volta riesce a svelare l’aspetto della stella supergigante R Leporis. Nonostante sia una stella molto distante dalla Terra, circa 1100 anni luce, le recenti osservazioni mostrano dettagli della sua superficie mai prima osservati. Questo risultato è stato ottenuto grazie alla tecnica dell’interferometria e di un nuovo sistema di calibrazione