Le aurore causate dalle recenti tempeste solari sono state viste fin dall’Italia ed hanno raggiunto anche Marte

Il Sole regala incredibili spettacoli non solo a noi sulla Terra: in caso di fenomeni particolarmente intensi alcuni effetti dell’attività solare possono interessare anche altri pianeti, in questo caso il fortunato è stato Marte.

Aurore
Gli strumenti della NASA sono stati in grado di immortalare delle spettacolari aurore formatesi su Marte.

Lo scorso mese abbiamo parlato parecchio del gruppo di macchie solari AR3664, quelle che venerdì 10 maggio, dopo il tramonto, hanno illuminato anche i cieli d’Italia con un magnifico colore che spaziava dal rosso al violetto. Queste macchie solari hanno infatti prodotto numerosi brillamenti, con addirittura 8 di classe X, la più energetica.

Tra le altre cose alcuni brillamenti sono stati associati anche ad espulsioni di massa coronale (CME) decisamente intense che hanno causato una tempesta geomagnetica di categoria G5, la più alta di tutte!

La tempesta solare più intensa del ventennio

Questa tempesta è stata la più intensa dal novembre 2003, anche in quell’occasione i cieli d’Italia si tinsero di rosso per le cosiddette “tempeste di Halloween”. Tuttavia queste macchie solari dopo aver dato luogo a questo favoloso spettacolo non sono sparite, semplicemente non sono più state rivolte verso la Terra.

Nel corso della loro rotazione sono però arrivate in direzione del nostro cugino Marte e anche qui sono state in grado di produrre giochi di luce incredibili.

L’evento più intenso che ha interessato il pianeta rosso è avvenuto il 20 maggio. Il gruppo di macchie AR3664 ha prodotto un brillamento che secondo i dati della sonda Solar Orbiter è stato stimato di classe X12. Questo fenomeno di incredibile potenza ha inviato raggi X e raggi gamma verso Marte e nel frattempo ha prodotto anche un’espulsione di massa coronale, con il conseguente invio di particelle cariche, sempre in direzione di Marte.

Marte
Il nostro vicino Marte ha perso il suo campo magnetico interno ed è in balia delle particelle cariche che gli arrivano dallo spazio.

Ovviamente il tutto è stato attentamente monitorato dal Moon to Mars Space Weather Analysis Office del Goddard Space Flight Center della NASA, che aveva segnalato l’arrivo della tempesta solare sul nostro vicino.

È proprio l’Agenzia Spaziale Statunitense a dichiarare che:

Se gli astronauti fossero stati accanto al rover Curiosity della NASA in quel momento, avrebbero ricevuto una dose di radiazioni di 8.100 microgray.

Questa dose di radiazioni è equivalente a 30 radiografie toraciche, un’enormità, che pur non essendo mortale, è stato il maggiore aumento di radiazione misurato dal Radiation Assessment Detector (RAD) di Curiosity da quando il rover è atterrato sul pianeta rosso 12 anni fa.

Non è stato solo il RAD ad aver rilevato la tempesta marziana, anche le telecamere di navigazione del rover, che raccolgono immagini in bianco e nero dei panorami che incontra Curiosity, hanno catturato una strana sequenza di striature e macchie bianche: un’aurora marziana.

Stesso fenomeno è stato osservato anche dall’orbiter MAVEN (Mars Atmosphere and Volatile EvolutioN) della NASA che ha catturato meravigliose aurore luminose mentre avvolgevano il pianeta.

Su Marte le aurore sono molto diverse dalle nostre

Infatti, siccome a differenza del nostro pianeta Marte non possiede un campo magnetico interno che lo protegga dall’arrivo di particelle cariche, l’ha perso in tempi ormai antichi, su di lui le aurore non si vengono a formare prevalentemente ai poli ma si verificano in maniera diffusa su tutto il pianeta.

Non sono stati solo Curiosity e Maven a registrare questa tempesta molto energetica, anche la star camera dell’orbiter 2001 Mars Odyssey, sempre della NASA, è stata letteralmente travolta dall’arrivo delle particelle cariche solari, andando momentaneamente fuori uso.

Tutti i dati raccolti in queste settimane saranno fondamentali sia per lo sviluppo delle prossime missioni spaziali, in particolare quelle che hanno come obiettivo proprio Marte, ma anche per i programmi che punteranno ad inviare degli astronauti su altri corpi celesti che non godono della protezione magnetica del nostro pianeta.